Benvenuti nel mio blog

Sostanzialmente possiamo far risalire le cause degli ematomi del muscolo a traumi diretti od a strappi muscolari . Sono lesioni tipiche degli sportivi che incorrono in uno stiramento muscolare eccessivo tale da determinare la rottura di un certo numero di fibre muscolari. La rottura determina il sanguinamento che viene contenuto dai tessuti circostanti formano una sacca, appunto l’ ematoma muscolare . I traumi diretti al muscolo agiscono in modo simile, ma l’impulso traumatico è angolato rispetto alle fibre muscolari e può fare quindi più danno, dalla superficie in profondità. In quest’ultimo caso la parte visibile della raccolta ematica, il cambiamento di colore della cute, è visibile in tempi ravvicinati al trauma. Negli strappi muscolari invece in genere accorrono alcuni giorni per vedere l’aspetto cutaneo dell’ematoma. E’ poi esperienza comune il variare dei colori sulla pelle delle raccolte ematiche, dapprima rosso-violacee, poi nel trascorre dei giorni il colore vira al giallo, per ossidazione del ferro contenuto nell’emoglobina. Bisogna ricordare che la parte visibile sulla pelle è solo la porzione più periferica dell’ematoma, la raccolta ematica è più profonda e spesso non guarisce quando il colore sulla pelle è scomparso. La raccolta ematica infatti, su giudizio del medico, va esaminata con un’ecografia per valutarne posizione e dimensioni. Va evitato il più possibile che la raccolta si organizzi divenendo solida, il tempo a disposizione non è molto. Le principali terapie fisioterapiche comprendono il TECAR direttamente sulla lesione e la massoterapia dei tessuti circostanti , al fine di ottenere un'esito cicatriziale interno ridotto al minimo e promuovere la guarigione attraverso il riassorbimento del liquido. Ancora utili, ma sempre meno usati, gli ultrasuoni , mentre per certe raccolte il fisiatra prescriverà le onde d’urto . In pochi casi si esegue l’ago-aspirato in ambiente sterile. Dott. Paolo Tamaro

Ecco un accusato ingiustamente!! Quante volte noi fisiatri abbiamo sentito il paziente lamentare dolore al tallone , ha fatto la radiografia ed ecco la causa: lo sperone calcaneare . Non è corretto, questo famoso sperone lo abbiamo praticamente tutti, più o meno accentuato in base a quanto siamo soliti camminare o correre. Infatti qualsiasi osso, e quindi anche il calcagno, sottoposto a stress, si difende inspessendosi e quindi creando un’inserzione più robusta per gli elementi che esercitano trazione su di lui. Camminando, ad ogni passo, noi esercitiamo una pressione dall’alto in basso e la pianta del piede, concava, tende ad appiattirsi. Questo fornisce anche un elemento di ammortizzamento, ma chiaramente le strutture che si oppongono a questo appiattimento vanno in trazione sulle loro inserzioni ossee. Quella posteriore è appunto il calcagno ed ecco che col tempo si forma lo sperone. Ma allora perché così frequentemente ci fa male il calcagno e soffriamo di quelle che viene definita tallonite ? I tessuti molli adiacenti all’osso vengono pure loro costantemente sollecitati dai nostri passi e queste ripetute azioni micro-traumatiche possono ovviamente indurre infiammazione, spesso col coinvolgimento della fascia plantare. Talora le infiammazioni sono così forti che, se non trattate, portano ad edema osseo del calcagno, un’infiammazione quindi che coinvolge addirittura l’osso e che è più complessa da curare. Ecco, appunto, come si cura la tallonite ? Apparentemente è semplice: si tratta l’infiammazione col TECAR ed il laser opportunamente applicati . Poi, una volta risolta l’infiammazione, si fanno alcune sedute di onde d’urto . Non essendo lo sperone in sé l’origine del dolore, sono preferibili le onde d’urto di tipo radiale , in quanto a partecipare all’infiammazione sono tutti i tessuti molli del tallone e spesso anche la fascia plantare. In genere la fisioterapia, se ben applicata, fa passare i dolori, ma bisogna considerare che il piede è un organo pigro, a cui non si può chiedere fretta: sopporta di tutto, noi gravitiamo su di lui, ma così come è lento a presentare una patologia, è lento anche nel guarire. Richiede pazienza da parte del fisioterapista e, appunto, anche del paziente; nella mia esperienza, ormai lunga, praticamente però la grande maggioranza dei pazienti che presentano tallonite vanno a guarigione. Dott. Paolo Tamaro

Nei tessuti molli, in particolare a livello di spalla ed anca, è molto comune trovare delle calcificazioni , depositi cioè di sali di calcio che sono dovuti ad infiammazioni prolungate, microtraumi, lesioni muscolo-tendinee . Il livello di fastidio che possono arrecare è molto variabile, in particolare in fase “molle” possono essere molto dolorose, ed in questa fase è indicata la litoclasia, cioè una tecnica di ago-aspirazione rigorosamente ecoguidata (in genere la pratica proprio il radiologo interventista) che consente di aspirare parte della calcificazione, simile per consistenza in questa fase ad un dentifricio. Ovviamente quando la calcificazione evolve non può essere aspirata, in questi casi sono di grande aiuto le onde d’urto, in genere focali, che consentono di limarla e talora di frammentarla. Bisogna però considerare che quasi sempre la calcificazione è parte di un quadro più ampio, per cui spesso il trattamento solo eseguito con onde d’urto o litoclasia non toglie il dolore, ma bisogna andare ad agire anche su altre strutture tendinee, borsali, capsulari, ecc, a giudizio del medico fisiatra che prescrive la riabilitazione . Spesso è molto utile un ciclo di massoterapia alla muscolatura del cingolo scapolare o pelvico, che permette di ridurre l’azione di torchio sull’articolazione ed a livello tendineo. Dott. Paolo Tamaro

Ecco una pratica medica che non passa mai di moda. Nelle articolazioni (in particolare spalla e ginocchio, più facilmente accessibili) sono state iniettate sostanze di vario tipo, più di tutte le corticosteroidee, mentre recentemente l’ acido ialuronico viene visto come sostanza preferita. Certo dipende dalla patologia in essere e dai risultati attesi; se il dolore è molto forte o il risultato deve essere ottenuto in tempi brevi, ad esempio per un viaggio importante, indubbiamente i farmaci corticosteroidei sono una scelta valida, purché le infiltrazioni siano eseguite in numero molto limitato, direi massimo una o due l’anno, in quanto a dosi eccessive hanno un effetto lesivo per i tessuti. L’acido ialuronico sta dando risultati molto validi, non è adatto ad articolazioni infiammate (è buona norma in tal caso farlo precedere da una terapia fisica, in primis il TECAR ), ma crea con la sua azione fisica una lubrificazione che dà benessere che consente alla cartilagine di rigenerarsi, ove possibile; inoltre gli ultimi studi gli attribuiscono proprietà biologiche di rigenerazione meniscale , anche queste limitate a casi ove la lesione sia lieve. Esistono anche infiltrazioni di sostanze fitoterapiche ed emoderivati, di cui non mi occupo e che sono una piccolissima quota, al momento, delle sostanze usate intrarticolarmente. Le infiltrazioni endoarticolari quindi non sostituiscono la fisioterapia, ma sono un valido aiuto alla conclusione di essa per aumentarne la durata o all’inizio per renderla più agevole, a giudizio del medico fisiatra . Dott. Paolo Tamaro

Conosciamo questo grosso fastidio anche come gomito del tennista . In realtà, nella mia più che trentennale esperienza come fisiatra, ho visto epicondiliti tanto nei tennisti che in chi non pratica questo sport. L’epicondilo è una sporgenza ossea sul gomito, una delle due, perché’ sul latto opposto c’è l’epitroclea, che è responsabile delle epitrocleiti, meno frequenti delle epicondiliti. Su questa sporgenza si inseriscono molti muscoli tutti piuttosto potenti, che danno movimento principalmente alla mano. La notevole forza applicata su un piccolo punto determina nel tempo, per sforzi ripetuti o per singoli sovraccarichi, uno stato su sofferenza dell’epicondilo , o meglio di un tessuto sottile che lo avvolge e che si chiama entesio (tecnicamente l’epicondilite è un’entesite). Dai piani superficiali poi l’infiammazione di estende all’osso, determinandone un edema o, nei casi estremi, una necrosi. L’epicondilite può passare spontaneamente nei primi giorni o nelle prime settimane col solo riposo o l’applicazione di un pressore che si acquista nelle Sanitarie. Trascorso un lasso di tempo maggiore, però, è mia esperienza che senza un approccio fisioterapico difficilmente passerà. Ho trattato casi che si pertraevano per anni. Il fisiatra è il medico che prescrive la fisioterapia, la prima cosa che verificherà è se prevale la contrattura muscolare o l’infiammazione dell’epicondilo, valuterà la mobilità del gomito, e quindi prescriverà una terapia antiflogistica a livello di epicondilo (laser, Tecar) o una terapia manuale miofasciale sulla muscolatura interessata. Nei casi in cui si presentasse una necrosi, purtroppo spesso è necessario inviare il paziente all’ortopedico per valutare l’intervento chirurgico. Da evitare le infiltrazioni corticosteroidee in quanto spesso risolvono il problema solo temporaneamente e danno una falsa sensazione di benessere per cui il paziente inconsapevolmente sforza di più il gomito. Dott. Paolo Tamaro

Un dolore protratto a lungo, gli esiti di una immobilizzazione associata ad una insufficiente mobilizzazione successiva, sovraccarichi strutturali, solo per citare alcuni esempi, possono portare ad una situazione in cui all’interno dell’osso troviamo una demineralizzazione localizzata associata ad un essudato interno all’osso . In certi distretti corporei tale patologia è più insidiosa, ad esempio sul piatto tibiale può causare fratture per indebolimento dell’osso. Va quindi considerata con attenzione, il sospetto clinico va appurato con una risonanza magnetica, anche se in quadri clinici più avanzati tali edemi possono essere visti, in taluni distretti corporei, anche con una radiografia. L’ edema osseo può interessare, ad esempio, una vertebra, in seguito ad una situazione infiammatoria che non ha trovato soluzione, spesso lo ritroviamo nel polso dopo fratture anche non complesse, ma che dopo la rimozione del gesso abbiano avuto un tempo troppo lungo di inerzia prima dell’inizio della mobilizzazione o quando il paziente, talora per timore, tenga l’arto troppo a riposo e lasci il compito di mobilizzarla soltanto al fisioterapista. Un’espressione avanza della situazione che porta all’edema osseo è l’algo-neuro-distrofia, che all’edema associa arrossamento, calore cutaneo e forti dolori. L’edema osseo o le sue espressioni più avanzate è meglio prevenirle che curarle : mobilizzazioni articolari corrette ed eseguite nei tempi giusti, educazione del paziente, cure opportune quando i dolori si protraggono, sono ottime prassi. La terapia consigliata può essere molto variabile a seconda dell’espressione della patologia, indubbiamente aiuta la magneto-terapia, la TECAR, le terapie sistemiche osteotrofiche. Indispensabile una corretta mobilizzazione passiva ed attiva. Dott. Paolo Tamaro

Affrontiamo una patologia piuttosto comune, dovuta alla compressione del nervo mediano nel canale del carpo , sostanzialmente nel polso. Si manifesta con formicolii e dolore alle prime tre dita della mano e, nelle fasi più avanzate, con perdita di sensibilità alle dita suddette e riduzione della massa muscolare alla base del 1° dito. La diagnosi viene fatta con una elettromiografia che serve anche a differenziare la sindrome di tunnel carpale da altre situazioni di compressione di un nervo che possono condurre sintomatologie simili e disfunzioni alla mano. Molti fattori poi devono essere analizzati dal fisiatra e dall’ortopedico per decidere un approccio conservativo (fisioterapia) o chirurgico: va considerato il tempo trascorso dall’insorgenza dei sintomi, la gravità del quadro evidenziato dall’elettromiografia e la situazione di disagio vissuta dal paziente. Talora viene richiesta una risonanza manganica del polso . Quando viene deciso un approccio riabilitativo la terapia d’elezione è la TECAR , spesso associata alla laserterapia . Possono essere utili infiltrazioni cortico-steroidee eco-guidate ed esercizi di tipo propriocettivo una volta ottenuta una attenuazione dei sintomi. Dott. Paolo Tamaro

L'ernia discale lombare è una frequente patologia che può presentarsi un po' a tutte le età: quelle giovanili sono spesso legate a sforzi, in genere sportivi; via via che l’età avanza e più frequente osservare ernie discali da degenerazione delle strutture che contengono il disco posto tra due vertebre. La presenza di un’ernia discale è il più delle volte asintomatica, dà segno di sé quando tocca la radice di un nervo ed il dolore interessa la gamba, con manifestazioni anche di formicolii o perdita di forza. Se la perdita di forza è importante, il quadro clinico può essere addirittura un’emergenza chirurgica, in genere fortunatamente la maggior parte delle ernie non conosce il bisturi, ma viene trattata con la fisioterapia. Vedo applicare molti approcci, anche sostenuti dalla letteratura medica. Io ottengo apprezzabili risultati eseguendo delle sedute di TECAR molto mirato al forame di uscita del nervo, associato a massoterapia trasversale profonda alla muscolatura contratta , in genere il medio gluteo. I casi più refrattari, prima di pensare all’intervento chirurgico, li indirizzo al collega neurochirurgo che, se lo ritiene opportuno, esegue infiltrazioni di ozono TAC-guidati in sala raggi. Utile, a quadro clinico compensato e non prima, la ginnastica medica di vario tipo, a giudizio del medico fisiatra. Dott. Paolo Tamaro

Difficile conoscere qualcuno a cui non sia capitato, indubbiamente il dolore è molto forte e la nostra capacità di camminare verrà limitata per un po'. Una radiografia è sempre raccomandabile, spesso le fratture si nascondono bene ed è importate riconoscerle per tempo, ma nella maggior parte dei casi la frattura non c’è. Bene, tutto tornerà come prima nel giro di una decina di giorno. Ma se non succede? Potrebbe trattarsi di una lesione legamentosa, abbastanza frequente, di solito interessa il legamento peroneo-astragalico anteriore. La diagnosi va fatta con una risonanza magnetica della caviglia, o con un’ecografia, previa visita specialistica fisiatrica o ortopedica , la terapia va poi imposta dal fisiatra ed in genere consiste nel togliere la componente infiammatoria col TECAR e successivamente rieducare la funzionalità dell’articolazione con esercizi terapeutici. Errori frequenti: Un errore frequente è quello di iniziare tali esercizi in una fase ancora infiammatoria. Oltre a rischiare un probabile aumento dei dolori, la riabilitazione così condotta non porta frutto in quanto la spina irritativa costituita dalla lesione ancora attiva riduce o annulla la risposta alle terapie È quindi molto importante rivolgersi ad uno specialista in fisioterapia ortopedica e traumatologica. Con un approccio riabilitativo corretto e tempestivo, potrete tornare presto alle vostre normali attività senza correre il rischio di complicazioni. Non esitate a contattare il Dott. Tamaro per fissare un appuntamento e ricevere il supporto di un professionista esperto.

È utile eseguire una radiografia quando si accusa un dolore al tratto cervicale? Dipende da molti fattori: anzitutto l’età, dolori improvvisi su un quando di benessere possono essere legati a riduzione di altezza dei corpi vertebrali, i cosiddetti crolli porotici, che possono essere pericolosi in quanto talora interessano componenti del sistema nervoso e ciò è più frequente con l’avanzare dell’età. In età più giovanili un dolore di recente insorgenza alla cervicale in genere non necessita subito di essere indagato con radiografie, spesso di tratta di reazioni muscolari a infiammazione del segmento mobile intervertebrale, legato a fatti posturali. Una buona fisioterapia composta da massoterapia alla muscolatura interessata e TECAR a livello del segmento mobile intervertebrale normalmente risolve la situazione, salvo poi la tendenza alle recidive che purtroppo sono quasi inevitabili ed in genere avvengono dopo circa un anno dalle fine di un ciclo correttamente eseguito (per cui è sempre raccomandabile ad un anno un breve ciclo di richiamo). Se invece i dolori sono forti e recidivanti la radiografia va fatta : oltre ad escludere malformazioni congenite, è importante verificare che piccoli traumi o sovraccarichi prolungati non abbiano causato listesi (scivolamenti vertebrali) o altri danni. Un elemento non patologico che può emergere dalla radiografia, ma che è molto importante per lo svolgere della fisioterapia, è la rettificazione della fisiologica lordosi , della quale tratterò in un blog successivo. Non esitate a contattare il Dott. Tamaro per fissare un appuntamento e ricevere il supporto di un professionista esperto.
Se avete avuto un incidente o semplicemente volete recuperare la forma fisica, rivolgetevi al nostro centro